domenica 27 aprile 2014

Violenze domestiche assistite : l'impatto sui bambini.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Psychology of Violence, solo uno su quattro episodi di violenza domestica a danno di bambini viene denunciato alla polizia e ancor meno è la percentuale dei rei degli abusi che vengono condannati (meno del 2%).
Lo studio nazionale, ha preso in considerazione 517 bambini che sono stati testimoni di violenza domestica, ossia hanno visto un genitore colpire, dare calci, insultare l'altro. Tre bambini su quattro hanno visto la violenza, il 21% ha solo udito ed il 3% ha visto il genitore vittima ferito.
I bambini sono stati feriti fisicamente in uno su 75 casi ma hanno sperimentato la paura ed episodi di ansia molto più spesso: due su cinque hanno riferito che la violenza a cui hanno assistito è stata l'esperienza più spaventosa che abbiano mai vissuto.
I bambini che sperimentano la violenza domestica, hanno più probabilità di essere depressi, provare ansia, fare incubi e di interrompere il percorso formativo/scolastico che stanno seguendo  ed il danno è molto simile a quando vengono abusati in prima persona. (cit. Dott. Hamby).
Lo studio ha contraddetto inoltre, gli stereotipi che la violenza domestica è più prevalente in famiglie con basso reddito o nelle famiglie con nucleo ristretto.
Erika D.T. 

martedì 17 dicembre 2013

Repubblica Centraficana: 2,3 milioni di bambini coinvolti nella guerra



Le stime Unicef parlano tristemente di oltre seimila bambini coinvolti nei conflitti,nella Repubblica Centrafricana. Armati e costretti a combattere. Abusati nell'anima, nel fisico, nella psiche.
"I fatti sono proprio di fronte a noi. Questo feroce conflitto sta colpendo 2,3 milioni di bambini. I bambini vengono uccisi perché sono cristiani o musulmani. I bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case e si nascondono nel terrore per evitare i combattenti. I bambini sono testimoni di orribili atti di violenza. I bambini sono stati reclutati in gruppi armati - forse addirittura 6.000 di loro. Questi attacchi brutali sui bambini sono un affronto per l'umanità"(cit. Anthony Lake, Direttore generale Unicef). Bambini sfollati, costretti ad abusi e reclutati. Fucili più grandi di loro, costretti ad uccidere persone, con le quali magari sino al giorno prima parlavano, giocavano. Tremendo ciò che devono soffrire, drogati, violentati; bambine che diventano serve di fantomatici "eserciti" di ribelli. I bambini non si toccano, i bambini dovrebbero imparare... ma non a sparare, non a giocare alla guerra. I bambini dovrebbero avere e possedere tutti armi in grado di farli crescere serenamente, nel pieno rispetto dell'infanzia: il gioco ed i libri. Quaderni, penne, palloni ( e non da cucire o fabbricare). Armi della pace e per costruire la pace.


Erika D.T.

















sabato 7 dicembre 2013

Cina: operaie molestate sessualmente e riflessioni

Nelle fabbriche di Guangzhou, sarebbero il 75% le operaie che hanno subito molestie o violenze sessuali. A mettere in evidenza questi dati, un'associazione che si occupa dei diritti dei lavoratori. Secondo le interviste effettuate, il 47% delle donne, hanno opposto almeno una volta resistenza, il 15% hanno lasciato il lavoro ma non riescono a trovarne un altro. La fiducia nel sistema ( associazioni, polizia, sindacati etc.) non c'è.
Le donne lavorano nelle diverse industrie della zona ( produzione elettro-meccanica, biomedicina, tessili, prodotti chimici) hanno il diritto ad essere tutelate, ma in Cina, la donna, sappiamo bene essere sottomessa in maniera sistematica all'uomo ed alle politiche sociali. Sarebbe ora ed il caso, di iniziare a boicottare l'industria cinese, che oltre a maltrattare la propria gente schiavizzandola, avvelena anche noi nel cuore con quello che accade troppo spesso e nel fisico con la scarsa attenzione ai prodotti ed i materiali che utilizza. Dobbiamo pensare che nessuna cosa è separata dalle altre. Ogni cosa ha una partecipazione al tutto.
Erika D.T.







Medio oriente: ragazzo di 15 anni ucciso da esercito israeliano

Un ragazzo palestinese di 15 anni è stato ucciso con colpi di arma da fuoco durante scontri in un campo profughi vicino a Ramallah, precisamente quello di Jelazun. La notizia giunge da una fonte medica palestinese. Sono ormai 26 i palestinesi uccisi, in gran parte in Cisgiordania, nel 2013 da parte delle forze armate israeliane.
Sino a che l'uomo non imparerà nulla dalla storia, l'umanità, sarà solo un'illusione di pochi. Odio chiama odio e violenza chiama violenza. La libertà appartiene a chiunque, i confini dettati dall'ignoranza e dalla prevaricazione sono solo immaginari.
Erika D.T.

America latina: la riduzione della povertà va a rilento

Secondo la relazione annuale della Commissione Economica delle Nazioni Unite per l'America latina ed i Caraibi ( CEPAL), 164 milioni di persone (28% della popolazione) sono considerate povere e 68 milioni di persone vivono in estrema povertà. Esiste un estremo divario tra ricchezza e povertà. Il maggior deficit economico dal 2011 lo ha avuto il Venezuela, passato da un tasso regressivo di 5,6 ad uno di 23,9 %. A seguire Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador e Perù. I livelli sono rimasti invariati in Costa Rica, Repubblica Dominicana, El Salvador e Uruguay, mentre la povertà è leggermente aumentata in Messico al 37 % dal 36% di un anno prima. L'agenzia delle Nazioni Unite con sede in Cile, dice che un numero significativo di persone sono ancora interessate da problemi come la mancanza di accesso ad acqua potabile e servizi igienici appropriati. 
Erika D.T.
fonte dati: http://www.voanews.com/content/un-poverty-reduction-slowing-in-latin-america/1804497.html
A woman holds her daughter outside their home in the Amazon rainforest near the city of Uruara, Para State, Brazil, April 20, 2013.

Australia: un caso shock di abuso intergenerazionale su minori.

Sidney: un caso sconvolgente di abusi sessuali su minori e incesto intergenerazionale è stato rivendicato dalle autorità che hanno rimosso 12 bambini da una casa a sud-ovest di Sidney.
I bambini, tutti sotto i 16 anni, sono da ritenersi frutto di abusi che durano da tre generazioni (cit. Fairfax). Sono stati trovati ed hanno vissuto in una fattoria, in uno stato di malnutrizione, a malapena in grado di parlare e senza acqua corrente ed elettricità per la maggior parte della loro vita. Le vittime hanno detto alla polizia degli abusi sessuali che hanno vissuto, presumibilmente per lo più nelle mani dei loro fratelli e cugini. Le autorità hanno detto che alcuni dei bambini non erano in grado di lavare i propri capelli, utilizzare uno spazzolino da denti, fare il bagno o usare la carta igienica. I 12 bambini, di età compresa tra i cinque ed i 16 anni, sono stati levati definitivamente alla "famiglia" dalla Corte dei Bambini di NSW nel settembre di quest'anno, pur sapendo delle condizioni squallide dallo scorso anno. Sono stati dati in affido. I test genetici successivamente hanno  dimostrato che solo uno dei 12 bambini, ha avuto genitori che non erano correlati. Le vittime vivevano con un massimo di 40 persone presso l'azienda agricola.
Ordini di arresti per violenza sono stati emessi nei confronti dei presunti responsabili per impedire loro di avvicinarsi ai bambini.
tradotto da Erika D.T.

I 9000 bambini di strada che soffrono la fame ogni giorno a Mumbai

Mumbai :  . Più di 37.000 bambini vivono per le strade di Mumbai e un sorprendente 25 per cento di loro (più di 9000) soffre la fame ogni giorno,  ha rivelato uno studio. Il censimento, svolto da Tata Institute of Social Sciences e Action Aid, mostra che il 15 per cento dei bambini di strada hanno una qualche forma di dipendenza e il 18 per cento di loro soffrono di qualche forma di malattia. Si dice anche che due su cinque bambini di strada subiscono abusi verbali, fisici e sessuali. "E 'un indicatore di un malessere più grande, non stiamo veramente praticando la politica della crescita inclusiva di cui continuiamo a parlare", ha dichiarato Vijay Raghavan, Professore di Criminologia e Giustizia al Tata Institute of Social Sciences. Il censimento è stato condotto in 26 reparti comunali in città. I dati sono stati raccolti tra il novembre 2012 e il febbraio 2013.E 'stato fatto nel più breve tempo possibile per annullare le probabilità che i bambini fossero contati più di una volta. Il censimento raccomanda l'integrazione dei bambini di strada nei programmi di governo."Si dovrà aiutare il governo nella formulazione della politica in modo che i vari programmi e gli aiuti dati, raggiungeranno questi bambini di strada", ha detto il giudice VM Kanade, . Il censimento raccomanda l'istituzione di anganwadis in luoghi dove la concentrazione di bambini di strada è più alto. Si chiede inoltre l'istituzione di una task force per salvare e riabilitare i bambini e fornire un alloggio alternativo alle famiglie che vivono in siti pericolosi.Il governo del Maharashtra ha dichiarato di voler prendere in considerazione decisioni politiche sulle raccomandazioni. "Ne parleremo con loro e risolveremo il problema per prendere una decisione politica", ha dichiarato il ministro dello Sviluppo per donne e bambini, Varsha Gaikwad.
tradotto da Erika D.T.
articolo originale: http://www.ndtv.com/article/cities/mumbai-9000-street-children-in-the-city-go-hungry-every-day-reveals-study-454580

sabato 30 novembre 2013

Filippine: un bimbo di quattro anni ispira a donare

Little Bejine

Il recente tifone Yolanda, come sappiamo, ha portato distruzione e morte in un paese, già molto provato dal divario economico e sociale. Gli attivisti ed i volontari, non sono mancati all'appello e le loro testimonianze lasciano sperare in un mondo migliore.
La storia che riporterò fa pensare e commuove; è la storia pervenuta sul web, tramite Eldie Nollora David (volontaria attiva di BiG-I Bridge the Gap). 
Un bimbo di nome Benjie, ogni giorno chiede elemosina nella città di Butuan, vicino ad una delle stazioni (presidiata dai membri della Alpha Phi Omega) di assistenza/donazioni per le vittime del tifone. 
Un volontario, un giorno, rimane sorpreso nel vedere Bejine che gli porge una moneta. A quanto pare stava donando la sua moneta avuta dall'elemosina. Alcuni minuti dopo, il bimbo ritorna e porge un'altra moneta al volontario. Probabilmente, pensava che una moneta non fosse abbastanza da donare. Un bambino di quattro anni che è socialmente responsabile, dona speranza per un mondo migliore. Anche nella sua condizione di bimbo svantaggiato che vive per strada, insieme ad altri due fratelli ed al padre, che ha perso tutto, senza una madre che se ne è andata per un altro uomo, questo bambino dimostra al mondo intero che la responsabilità morale e civile, l'appartenenza ad un mondo visto e vissuto con gli occhi di un bambino, con il cuore puro, dona speranza anche a chi apparentemente l'ha persa.
Nel mentre il bimbo ha iniziato a frequentare più spesso i volontari e l'Organizzazione sta cercando di riportare lui ed i suoi fratelli a scuola. 
Erika D.T.


Read more: http://lifestyle.inquirer.net/139697/how-a-four-year-old-street-child-can-inspire-more-people-to-give#ixzz2m7d2kPyC

Dal diario di Christian D' Alessandro (attivista di Greenpeace ) - Le mie prigioni -

Torno finalmente a respirare dopo due mesi di detenzione, nonostante sia libero su cauzione, e su di me ancora penda questa assurda accusa per la quale rischio fino a 7 anni di carcere per un crimine che non ho commesso.  

In carcere ci si sveglia alle 6 del mattino, in una cella di 8 metri quadrati. Dal cortile, radioprigione diffonde l’inno nazionale russo: proseguirà fino alle dieci di sera con musica che anche se non mi piace sono costretto ad ascoltare. La luce è rimasta accesa tutta la notte e resterà accesa tutto il giorno, sempre. 

In cella con me ho un «amico» russo che si trova lì per ben altri motivi, e con il quale non posso comunicare, perché lui non parla inglese e il mio russo è solo all’inizio. Di tanto in tanto si sentono dei colpi nel muro provenienti dalla cella a fianco, immagino sia un saluto e rispondo. L’odore della prigione è un misto tra polvere, cemento, ferro e fumo di sigaretta: mi si attacca addosso, penetra nelle fibre dei vestiti. I rumori all’inizio sono orrendi, poi si impara a conoscerli e ci si abitua. I passi di una guardia, le chiavi suonano ciondolando dalle sue mani prima di infilarsi nella serratura, dopo due mandate la porta di ferro si apre e viene richiusa con violenza. 

Mi alzo dalla branda, nonostante il sottile materasso ho sentito per tutta la notte nella mia schiena le sbarre di ferro che costituiscono la struttura del letto, perchè la saldatura fai da te è stata fatta male. Sono già vestito, ho dovuto indossare tutto quello che avevo per non sentire freddo sotto la coperta puzzolente; mi piacerebbe lavarmi, ma la doccia qui si può fare una volta a settimana, mi limito quindi a faccia e denti, perché in cella ho un lavandino, ma l’acqua gelida vien fuori da un vecchio tubetto di dentifricio utilizzato come prolunga, legato alla tubatura che fuoriesce dal muro. Sono pronto, sì, ma per fare cosa? Ah già, l’ispezione. Due volte al giorno vengo perquisito, e le sbarre alla finestra vengono battute da un martello di legno. 

I giorni scorrono tutti uguali, sono fortunato perché ho dei libri e posso scrivere un diario. Sulla porta c’è uno spioncino, non basta la telecamera che mi riprende 24 ore su 24, più volte durante la giornata una guardia viene a controllare se io e il mio giovane amico russo siamo ancora lì. 

Per un’ora al giorno vengo portato a «camminare». Le guardie hanno imparato a dire «hands back» perché è così che devo camminare lungo i corridoi mentre vengo condotto nella cella dell’ora d’aria, ma spesso quasi perdo le scarpe, perché non mi è permesso avere i lacci. Non capisco quale sia lo scopo di questa cella, mi guardo intorno e vedo solo quattro mura. Sono solo: i Sizo sono centri di isolamento pre-processuale in cui non è consentito avere contatti con i detenuti di altre celle. Il pavimento è un misto tra fango e ghiaccio, e a causa della tettoia non riesco a vedere il cielo. In due mesi non ho mai toccato un raggio di sole. 

Potrei raccontare per ore la mia esperienza, e del resto già l’ho fatto in prigione nei miei diari, ma non è il mio lavoro. Non sono un giornalista come alcuni dei miei compagni, anch’essi arrestati. Io amo il mare in tempesta, e ho scelto di navigare, e di farlo per Greenpeace, che è per me come una seconda famiglia. Non sono un eroe ma semplicemente uno dei tanti a cui è capitato di essere accusato ingiustamente, e sicuramente uno tra i più fortunati, visto che l’interesse mediatico suscitato dalla mia vicenda è servito ad attirare l’attenzione sul mio caso mentre altri vengono spesso dimenticati.  

Mentre vivo questa specie di esilio al contrario confinato qui a San Pietroburgo, un pensiero va ai compagni e alle compagne che ora più che mai stanno lottando per fermare il «biocidio» nella mia terra, la Terra dei Fuochi. Perché l’impegno di chi combatte in difesa dell’ambiente, perseguendo ideali pacifisti e nonviolenti, non può e non deve essere diversificato mai. Non importa che sia a casa nostra o dall’altro lato del mondo, non importa che si tratti di un albero, di un cetaceo, di un fiume in piena, del mare, della terra, o dell’aria che respiriamo, purché si continui a difendere i nostri diritti e a chiedere un cambiamento. A quelle persone adesso mi sento vicino come non lo sono mai stato prima, perché io sono quello che loro sono, e dunque tutti pirati, tutti teppisti, finché non verremo ascoltati.  

Non ho niente di cui pentirmi perché non ho commesso nessun crimine. Pentirsi equivale a riconoscere delle colpe, ad arrendersi, ad avere paura di chi cerca di metterci a tacere ingiustamente, significa darla vinta a coloro che mascherano questo sfrenato sfruttamento del pianeta in virtù di un finto progresso collettivo e a beneficio di tutti, quando in realtà i vantaggi sono dei soliti pochi, mentre i rischi e i danni che ne conseguono riguardano tutti gli altri.  

Ed è inutile stupirsi dei disastri ambientali se poi non si appoggiano le battaglie fatte per cercare di evitarli. Ecco perché eravamo lì, per evitare che l’Artico si tinga di nero come è successo nel Golfo del Messico dopo la tragedia della Deepwater Horizon nel 2010. Invito a uscire dall’indifferenza, perché «quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non si può mangiare il denaro». 

venerdì 29 novembre 2013

Germania: poliziotto sgozza e smembra uomo, sospetto cannibalismo

18:21 29 NOV 2013

(AGI) - Berlino, 29 nov. - Un poliziotto tedesco e' stato arrestato a Dresda con l'accusa di aver ucciso e smembrato "in piccoli pezzetti" il corpo di un uomo conosciuto su un sito internet sul cannibalismo. Il poliziotto, 55enne, ha confessato di aver tagliato la gola alla vittima su sua richiesta, e di aver poi fatto il suo corpo a pezzettini, che ha sotterrato nel suo giardino. Ma non ci sono prove che il sospetto, abbia mangiato parti della vittima, un 59enne di Hannover. I due si sono incontrati il 4 novembre alla stazione di Dresda e hanno poi raggiunto l'abitazione del sospetto, nella citta' di Hartmannsdorf-Reichenau.
  "L'accordo era che l'omicidio sarebbe dovuto avvenire subito", ha spiegato il capo della sezione indagini criminali della polizia Maik Mainda. Il poliziotto ha quindi usato un coltello per tagliare la gola del 59enne di Hannover. "Il sospetto ci ha raccontato di aver fatto a pezzi la vittima, pezzi anche molto piccoli e di aver tagliato le ossa, seppellendo i resti nel suo giardino", ha aggiunto. Poi l'agente ha indicato agli investigatori dove ha sepolto la vittima. Al momento l'indagine e' solo per omicidio.
  La vicenda richiama alla memoria quella del criminale tedesco Armin Meiwes, soprannominato il cannibale di Totenburg an der Fulda (Assia). Nel 2001 Meiwes eviro', uccise e mangio' parti del corpo di un omosessuale caprofago tedesco, Bernd Jurgen Brandes, dopo che quest'ultimo aveva risposto ad una inserzione sul sito internet 'Cannibal Cafe''. La vittima la lesse e lo contatto' per farsi macellare e cannibalizzare.
  (AGI) .
Foto: Reuters