venerdì 16 dicembre 2011

LA CANZONE NERA NON ESISTE, E NEMMENO QUELLA BIANCA.

" Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica , fratello .
Ed è musica quella che
canteremo dove termina l'arcobaleno "
Paola

Dorothy Harrison Eustis

Leib Dorothy Harrison Eustis  (30 maggio 1886 - 8 settembre 1946) è stata un' allevatrice di cani e filantropa , che ha fondato la prima scuola di cani guida per non vedenti negli Stati Uniti .
Nel 1927, Eustis  ha 41 anni e vive in Svizzera dove ha allevato pastori tedeschi come cani poliziotto quando scrive un articolo per The Evening Post Sabato , una popolare rivista settimanale. Il pezzo descrive come un cane pastore tedesco possa guidare  un  veterano non vedente della prima guerra mondiale ed il modo di formazione di questi cani.L'articolo scatena l'invio di una marea di lettere, tra cui una lettera da un uomo di 20 anni,  di nome Morris Frank, che promette di contribuire alla creazione di una scuola simili negli Stati Uniti se Eustis fosse disposta a prepararlo ad usare un cane guida.  Eustis invitato Frank in Svizzera, dove ha trascorso cinque settimane imparando a lavorare con Buddy, il primo dei suoi sei cani guida (tutti amici di nome). Un anno dopo, nel dicembre 1928, Eustis e Frank aprono  L'occhio che vede (la scuola per addestrare i cani per non vedenti) nella città natale di Frank a  Nashville, Tennessee.
L'eredità del lavoro di Eustis, è stata di lunga durata. Il suo lavoro ha contribuito alla creazione di scuole negli Stati Uniti e in tutto il mondo, e ha anche spianato la strada per l'utilizzo di animali di servizio per aiutare le persone con tutti i tipi di disabilità. Poichè l'occhio che vede ha rifiutato di vedere i suoi studenti (non vedenti) come casi carità, Eustis ha anche avuto il merito di contribuire a cambiare gli atteggiamenti del pubblico verso i disabili e ha contribuito al movimento diritti dei disabili che ha avuto inizio nel 1970.
Erika D.T.

venerdì 9 dicembre 2011

VIDEOGIOCHI : FANNO BENE O FANNO MALE?

MODIFICAZIONI EMOTIVO-COGNITIVE
Un nuovo studio dell'Indiana University, ha messo in correlazione gli effetti che hanno sulla mente umana i videogiochi violenti. La ricerca, basata su un campione di 28 soggetti volontari tra i 18 ed i 29 anni d'età, è stata impostata dividendoli in due gruppi uguali: al primo gruppo è stato chiesto di giocare per un totale di 10 ore in una settimana ad un videogioco violento e non giocare  nella settimana successiva, all’altro gruppo invece, è stato chiesto di non giocare  per due settimane.
I ragazzi che avevano giocato ai videogames durante la prima settimana, presentavano alla risonanza magnetica funzionale, una minore attivazione del lobo frontale inferiore sinistro, quello dedicato al lato emotivo, e della corteccia cingolata anteriore, quella preposta al riconoscimento dei pericoli ed altre funzioni cognitive. L’inaspettabilità della scoperta,  è stata che questa riduzione dell’attività spariva dopo appena una settimana in cui i volontari non toccavano più i videogiochi.
In particolare le aree che verrebbero toccate sono quelle legate all’emotività e alla funzione cognitiva.
Per la prima volta, abbiamo trovato che un campione di giovani adulti randomizzati ha mostrato minor attivazione in alcune regioni frontali del cervello dopo una settimana di videogiochi violenti in casa. Le regioni del cervello colpite sono importanti per controllare le emozioni e il comportamento aggressivo (cit. Dott. Wang)
RIABILITAZIONE MOTORIA
Gli studiosi e gli esperti si interrogano anche sugli effetti riabilitativi che le moderne console ludiche possono avere: una ricerca condotta presso l’Istituto di Telese  mette in evidenza il ruolo che i videogiochi nei quali si usa il proprio corpo allenandolo, possono svolgere nella terapia di riabilitazione di pazienti anziani e disabili.
DIPENDENZA
Nello stato dell'Iowa, i ricercatori universitari, hanno svolto una ricerca sulla dipendenza creata dall'utilizzo dei videogames: 3000 bambini sono stati monitorati per due anni. Passavano in media venti ore a settimana ad utilizzare i giochi. Una percentuale tra l'8 ed il 10% presentava segni di dipendenza. I bimbi più piccoli si sono dimostrati più inclini a sviluppare patologie quali: depressione, fobie sociali ed ansia indipendentemente dalla loro personalità. Gli adolescenti - secondo un'altra ricerca - sembrano invece in grado di giocare senza alcun effetto negativo. Solo in una bassa percentuale il comportamento diventa problematico (cit. Desai). Chi ha dimostrato di avere problematicità, spesso aveva anche il vizio del fumo di sigaretta ed a volte anche il consumo di droga. Psicologicamente si sono notate depressione ed aggressività.
Credo che le nuove tecnologie siano strumenti validi in campo educativo e ludico-ricreativo : come per tutte le cose, se usate con parsimonia possono portare benefici. Basta sapere scindere ciò che valorialmente è utile alla formazione armonica dell'individuo. Per fare ciò è necessario però avere delle buone basi emotive. Un figlio si educa con la consapevolezza dei valori, del bello, dell'amore, dell'ascolto e dell'attenzione...poi, è facile scegliere ciò che è giusto.
Erika D.T.

giovedì 1 dicembre 2011

CAMERUN- ARRESTATI TRE UOMINI PERCHE' OMOSESSUALI

Tre uomini sono stati condannati a 5 anni di reclusione, per "comportamenti omosessuali" tra di loro.
A riferirlo è Alice Kom, presidente dell' Asociación de Defensa de los Homosexuales (ADEFHO).
I ragazzi di 19 e 20 anni, sono stati condannati alla pena massima er il reato di omosessualità in Camerun.
Nonostante la difesa abbia presentato ricorso, i condannati sono stati obbligati anche ad un risarcimento di 200.000 franchi.
Secondo la polizia, "i  tre giovani, furono sorpresi in pieno atto omessessuale a bordo di un veicolo, nel mese di luglio 2011"
Efe Kom, dichiara che è uno scandalo, non è un procedimento degno di una giustizia moderna e della democrazia in un paese come il Congo. I presidenti dei tribunali, sono quasi tutti OMOFOBI.
Il presidente dell' Organización Reunión de la Juventud Camerunesa (RJC), Sismondi Barlev Bidjocka, si è dichiarato “molto contento” per la sentenza.
“Gli occidentali vogliono imporre la loro cultura. Noi non lo accettiamo. Dobbiamo preservare i nostri valori culturali. La omossessualità non fa parte dei valori della nostra cultura. La nostra legge la condanna”.(Bidjocka)
Nel 2010, l' organizzazione per i diritti umani - Human Rights Watch (HRW) - e l' Alternativas-Camerún chiesero la depenalizzazione di questa legge.
Più di trenta Paesi in Africa, hanno leggi contro l'omossesualità, punibile con la carcerazione ed altro...
Erika D. T.

mercoledì 23 novembre 2011

PEDOFILIA FEMMINILE

La pedofilia è ormai entrata nella terminologia d'uso quotidiano quando pensiamo alle violenze sessuali perpetrate sui bambini.  Il pedofilo però, non è solo di genere maschile, come solitamente siamo portati a pensare e purchè le percentuali siano basse, esiste anche l'abuso sessuale ai danni di minori, da parte di donne. Da un rapporto del 2009 emerge che su cento casi di pedofilia, cinque corrispondono a pedofilia femminile.
Le caratteristiche dell'adescamento non si differenziano granchè da quelle di genere maschile : all'interno della famiglia oppure attraverso viaggi all'estero, infatti le donne pedofile avvicinano ed approcciano le loro vittime.
Difficilmente si scrive di donne pedofile, probabilmente per una cultura che di base rifiuta che una donna possa essere una potenziale abusatrice; la donna è naturalmente madre amorevole, fonte di vita e di cure.
Esistono alcune differenze sostanziali tra la pedofilia intra-familiare e la pedofilia extra-familiare femminile:  generalmente nel primo caso, le cause scatenati sono attribuibili a separazione, abuso, abbandono e perdita di una figura di riferimento importante. Sono quindi riconducibili ad esperienze traumatiche che non si sono risolte positivamente, ma persistono nella psiche di colei che diventerà abusatrice. Madri che continuano a fare il bagno a figli adolescenti, che spingono i figli ormai adulti, in assenza del padre, a dormire nel letto matrimoniale, sono alcuni dei comportamenti che fanno pensare, anche se, in realtà è molto complesso identificare un vero e proprio abuso poichè spesso, certi gesti sono paragonabili ad un accudimento abituale.  La pedofila exta-familiare invece, si è sviluppata a partire dal 1970. L'emancipazione femminile, ha portato l'indipendenza delle donne a migrare per viaggi di piacere e di conquista, in spiagge lontane...(in paesi nei quali ovviamente era "naturale" vedere prostituzione minorile).
Loredana Petrone e Marco troiano nel lro libro " E se l'orco fosse lei", individuano sei tipologie di pedofilia al femminile:

La pedofila latente - La donna nutre una morbosa attrazione nei confronti dei bambini, ha fantasie erotiche ma non arriva ad agire. Questo perchè, pur avvertendo sin dall’adolescenza la propria attitudine morbosa, le norme morali che le sono state inculcate la rendono consapevole del fatto che le sue pulsioni non sono socialmente accettabili e per questo motivo le nasconde.
La pedofila occasionale - La donna, pur non avendo pesanti distorsioni psicologiche, in situazioni particolari, come ad esempio nel corso di viaggi all’estero, soprattutto in Paesi con un forte tasso di turismo sessuale (come Cuba o la Thailandia), si lascia andare ad esperienze sessuali trasgressive. Si tratta, in genere, di donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni, con un livello socio-culturale medio-alto, single o divorziate.
La pedofila immatura - La donna non è mai riuscita a sviluppare normali capacità di rapporto interpersonale con coetanei, manca di una sufficiente maturità nella sfera affettiva ed emotiva e pertanto rivolge le sue attenzioni al bambino, dal quale non si sente minacciata. Questo tipo di pedofila, di solito, non ha comportamenti aggressivi ma di tipo seduttivo e passivo.
La pedofila regressiva - La donna, ad un certo punto della sua vita, inizia ad avvertire un senso di inadeguatezza a convivere con gli stress quotidiani, e questo la porta a regredire nella fase infantile, iniziando così a rivolgere il suo interesse sessuale verso i bambini, sentendosi essa stessa bambina.
La pedofila sadico-aggressiva - La donna manifesta spesso un comportamento schivo e antisociale, trae piacere nel provocare il dolore e, alle volte, la morte della sue piccole vittime. Alla base di questo comportamento distruttivo c’è sempre un background di aggressività, frustrazione ed impotenza, un sentimento di svalutazione di sè e degli altri.
La pedofila omosex - La donna trasferisce su una bambina l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. Si identifica con la piccola, vittima delle sue attenzioni, e vede nella bimba ciò che lei stessa era alla sua età ed attraverso l’abuso, non necessariamente invasivo, riesce a colmare le carenze affettive subite.
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Erika D.T.