lunedì 6 agosto 2012

BAMBINI E RAGAZZI DI STRADA

NEPAL - ETA’ MEDIA SOTTO I 13 ANNI…. Il Nepal, paese da cartolina e fonte di ispirazione. Templi e spiritualità a confronto con quasi il 30% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. La guerra civile ha coinvolto il paese per 10 anni, quasi 14000 persone sono morte o scomparse, rapite. L’economia del paese si è ridotta drasticamente, le famiglie hanno mandato i propri figli a Katmandu per portare i soldi necessari alla sopravvivenza. Le conseguenze sono state devastanti, perché molti bambini una volta giunti nella città ed avendo a disposizione denaro per vivere, dato dal loro lavoro, hanno abbandonato in fretta i loro genitori, pensando di avere soddisfatto i loro bisogni. Dalle zone rurali si sono accentrati in zone come Kathmandu, Biratnagar e Pohhara; le cause sono le più svariate: dalla povertà all’ignoranza, dai rapporti complicati in famiglia alla mancanza della consapevolezza della famiglia stessa in Nepal. Non ci sono dati certi, come al solito, per quanto riguarda i bambini sulle e nelle strade in Nepal, ma sicuramente sono più di 1500 a Kathmandu. Le zone sono quelle turistiche e principali della città: Thamel, Koteshwor, Gausala, Ratna Park, Newroad…. tutte mete turistico-commerciali della città ( ed anche spirituali). I bambini qui vivono in cattive condizioni non solo di salute ed igiene, ma anche per i rischi che corrono ( molestie, abusi sessuali, aggressioni). Le bambine soprattutto sono coinvolte nella prostituzione. La mancanza di sostegno da parte della famiglia, li espone a procurarsi droghe, fumano quasi tutti… così piccoli e come tutti i bambini di strada sniffano colle… la dendrite. Si ubriacano, bevono alcol e fumano spinelli. Il Nepal, non pone divieti ai minori per l’utilizzo di tabacco ed alcool… ( che grande cosa?!? ); sono solo bambini, vivono per le strade ed imparano da quello che vedono. Se è lecito fumare e bere è chiaro che “si può fare”. Invece… i bambini dovrebbero sapere e comprendere che si può andare a scuola, che si può essere amati, che una vita esiste, nonostante le sofferenze a cui sono stati esposti e di cui hanno provato tutti gli effetti… l’abbandono di se stessi. di Erika De Toffol

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