martedì 14 agosto 2012

Stereotipi del lavoro minorile: solo povertà?


LAVORO MINORILE

Quando parliamo di lavoro minorile la prima cosa che consideriamo, solitamente è la povertà in cui versano le famiglie dei bambini lavoratori. In realtà non è la causa preponderante, o meglio non è la povertà in se che porta all’impiego dei minori in attività lavorative, ma la scarsa considerazione dei genitori per ciò che è l’educazione dei bambini – soprattutto se parliamo di bambine – che li allontanano dalla scuola. Quindi il nucleo centrale non è la povertà, ma la mancanza di volontà di istruire i propri figli, anche se in molti casi, non ci si può permettere di pagare le rette scolastiche. Il fenomeno è però più culturale… c’è proprio poco interesse per l’istruzione e senza istruzione, la povertà non cesserà mai d’esistere. Se da una parte lo sviluppo economico tende ad una riduzione del lavoro minorile, dall’altra, la povertà non necessariamente mette in condizione i bambini di lavorare. Alcuni paesi anche poco sviluppati hanno dimostrato che eradicare in parte il fenomeno si può e che i bambini possono anche frequentare le scuole.
Lo stato del Kerala, in India, ha dimostrato che si può combattere adeguatamente il lavoro minorile: non è uno stato ricco, ma i bambini vanno a scuola. I fondi statali coprono le spese dell’istruzione di massa ed i bambini se lavorano, lo fanno per pochissime ore al giorno ed in ambito familiare. In questo modo, nessuno quasi più abbandona gli studi, l’alfabetizzazione è cresciuta al 94% per i maschi ed all’86% per le femmine e la percentuale di lavoro minorile è all’incirca al 2%.......... Questo dimostra che se gli stati fossero interessati al destino dei loro figli, le cose migliorerebbero moltissimo.  
di Erika De Toffol

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